NETWORK ARTISTICI INTERNAZIONALI NELLA ROMA DI FINE OTTOCENTO. UNA LETTURA CRITICA ATTRAVERSO IMMAGINI DEGLI ATELIER DI PITTORI LATINOAMERICANI

Giulia Murace  (Universidad Nacional di San Martín)

Resumo: Da un'intervista rilasciata nel 1929 alla bonaerense Caras y Caretas, l'ormai anziano pittore Antonio Mancini confidava: «¿Sabe usted quiénes me electrizan y quiénes me impulsan todas las mañanas a buscar energías? Los jóvenes. [...] Cuando un joven me mira pintar me levanta a las nubes con sus ojos [...] Cuando [Collivadino] estudiaba en Roma, me visitaba con frecuencia. Me quería mucho...». La citazione è l'immagine che testimonia il costume, invalso all'apertura del XIX secolo e ancora in auge nel primo Novecento, di frequentare gli studi degli artisti viventi alla ricerca di nuove coordinate culturali. Il torno d'anni che verrà esaminato vedrà lo studio di Mancini come un punto fermo per varie generazioni di artisti, inclusa, ovviamente, la maggior parte dei pittori latinoamericani presenti a Roma nell'ultimo quarto dell'Ottocento.

Da Canova e Thorvaldsen in avanti, l'Atelier non è più solo officina del genio, bensì spazio di vita e di autorappresentazione dell'artista stesso, nonché vera e propria realtà imprenditoriale. Si cercherà, quindi, di mostrare - attraverso fonti scritte, fotografie e dipinti - come l'Atelier diventa, per gli artisti stranieri di stanza nella città eterna, spazio privilegiato dove intrecciare fruttuose relazioni culturali.